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xxii
in cammino
Ed ecco giunse all isola dei loti.
E sedean sulla riva uomini e donne,
sazi di loto, in dolce oblo composti.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanni Pascoli - Poemi conviviali
E sorsero, ai canuti remiganti
offrendo pii la fioreal vivanda. 5
O cos vecchi erranti per il mare,
mangiate il miele dell oblo ch tempo!
Pass la nave, e lento per il cielo
il sonnolento lor grido van.
E quindi venne all isola dei sassi. 10
E su le rupi stavano i giganti,
come in vedetta, e su la nave urlando
piovean pietre da carico con alto
fracasso. A stento si salv la nave.
E quindi giunse all isola dei morti. 15
E giacean lungo il fiume uomini e donne,
sazi di vita, sotto i salci e i pioppi.
Volsero il capo; e videro quei vecchi;
e alcuno il figlio ravvis fra loro,
pi di lui vecchio, e per piet di loro 20
gemean: Venite a riposare: tempo!
Pass la nave, ed esile sul mare
il loro morto mormorio van.
E di l venne all isola del sole.
E pascean per i prati le giovenche 25
candide e nere, con le dee custodi.
Essi udiano mugliare nella luce
dorata. A stento lontan la nave.
E di l giunse all isola del vento.
E sopra il muro d infrangibil bronzo 30
vide i sei figli e le sei figlie a guardia.
E videro la nave, essi, e nel bianco
suo timoniere, parso in prima un cigno
o una cicogna, uno Odisseo conobbe,
che cos vecchio anco sfidava i venti; 35
e con un solo sibilo sul vecchio
scesero insieme di sul liscio masso.
Ed ora l ira li port, dei venti,
per giorni e notti, e li sospinse verso
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanni Pascoli - Poemi conviviali
le rupi erranti, ma cos veloce, 40
che a mezzo un cozzo delle rupi dure
come uno strale scivol la nave.
E allora l aspra raffica discorde
portava lei contro Cariddi e Scilla.
E gi l Eroe sent Scilla abbaiare, 45
come inqueto cucciolo alla luna,
sent Cariddi brontolar bollendo,
come il lebete ad una molta fiamma;
e le dodici branche avvent Scilla,
ed assorb la salsa acqua Cariddi: 50
invano. Era passata oltre la nave.
E tornarono i venti alla lor casa
cinta di bronzo, mormorando cupi
tra loro, in rissa. E venne un alta calma
senza il pi lieve soffio, e sopra il mare 55
un dio forse era, che addorment l onde.
xxiii
il vero
Ed il prato fiorito era nel mare,
nel mare liscio come un cielo; e il canto
non risonava delle due Sirene,
ancora, perch il prato era lontano.
E il vecchio Eroe sent che una sommessa 5
forza, corrente sotto il mare calmo,
spingea la nave verso le Sirene;
e disse agli altri d inalzare i remi:
La nave corre ora da s, compagni!
Non turbi il rombo del remeggio i canti 10
delle Sirene. Ormai le udremo. Il canto
placidi udite, il braccio su lo scalmo.
E la corrente tacita e soave
pi sempre avanti sospingea la nave.
E il divino Odisseo vide alla punta 15
dell isola fiorita le Sirene,
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stese tra i fiori, con il capo eretto
su gli ozosi cubiti, guardando
il mare calmo avanti s, guardando
il roseo sole che sorgea di contro; 20
guardando immote; e la lor ombra lunga
dietro rigava l isola dei fiori.
Dormite? L alba gi pass. Gi gli occhi
vi cerca il sole tra le ciglia molli.
Sirene, io sono ancora quel mortale 25
che v ascolt, ma non pot sostare.
E la corrente tacita e soave
pi sempre avanti sospingea la nave.
E il vecchio vide che le due Sirene,
le ciglia alzate su le due pupille, 30
avanti s miravano, nel sole
fisse, od in lui, nella sua nave nera.
E su la calma immobile del mare,
alta e sicura egli inalz la voce.
Son io! Son io, che torno per sapere! 35
Ch molto io vidi, come voi vedete
me. S; ma tutto ch io guardai nel mondo,
mi riguard; mi domand: Chi sono?
E la corrente rapida e soave
pi sempre avanti sospingea la nave. 40
E il vecchio vide un grande mucchio d ossa
d uomini, e pelli raggrinzate intorno,
presso le due Sirene, immobilmente
stese sul lido, simili a due scogli.
Vedo. Sia pure. Questo duro ossame 45
cresca quel mucchio. Ma, voi due, parlate!
Ma dite un vero, un solo a me, tra il tutto,
prima ch io muoia, a ci ch io sia vissuto!
E la corrente rapida e soave
pi sempre avanti sospingea la nave. 50
E s ergean su la nave alte le fronti,
con gli occhi fissi, delle due Sirene.
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Letteratura italiana Einaudi
Giovanni Pascoli - Poemi conviviali
Solo mi resta un attimo. Vi prego!
Ditemi almeno chi sono io! chi ero!
E tra i due scogli si spezz la nave. 55
xxiv
calypso
E il mare azzurro che l am, pi oltre
spinse Odisseo, per nove giorni e notti,
e lo sospinse all isola lontana,
alla spelonca, cui fioriva all orlo
carica d uve la pampinea vite. 5
E fosca intorno le crescea la selva
d ontani e d odoriferi cipressi;
e falchi e gufi e garrule cornacchie
v aveano il nido. E non dei vivi alcuno,
n dio n uomo, vi poneva il piede. 10
Or tra le foglie della selva i falchi
battean le rumorose ale, e dai buchi
soffiavano, dei vecchi alberi, i gufi,
e dai rami le garrule cornacchie
garrian di cosa che avvenia nel mare. 15
Ed ella che tessea dentro cantando,
presso la vampa d olezzante cedro,
stup, frastuono udendo nella selva,
e in cuore disse: Ahim, ch udii la voce
delle cornacchie e il rifiatar dei gufi! 20
E tra le dense foglie aliano i falchi.
Non forse hanno veduto a fior dell onda
un qualche dio, che come un grande smergo
viene sui gorghi sterili del mare?
O muove gi senz orma come il vento, 25
sui prati molli di viola e d appio?
Ma mi sia lungi dall orecchio il detto!
In odio hanno gli dei la solitaria
Nasconditrice. E ben lo so, da quando
l uomo che amavo, rimandai sul mare 30
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al suo dolore. O che vedete, o gufi
dagli occhi tondi, e garrule cornacchie?
Ed ecco usciva con la spola in mano,
d oro, e guard. Giaceva in terra, fuori
del mare, al pi della spelonca, un uomo, 35
sommosso ancor dall ultima onda: e il bianco
capo accennava di saper quell antro,
tremando un poco; e sopra l uomo un tralcio
pendea con lunghi grappoli dell uve.
Era Odisseo: lo riportava il mare 40
alla sua dea: lo riportava morto
alla Nasconditrice solitaria,
all isola deserta che frondeggia
nell ombelico dell eterno mare.
Nudo tornava chi rig di pianto 45
le vesti eterne che la dea gli dava;
bianco e tremante nella morte ancora,
chi l immortale giovent non volle.
Ed ella avvolse l uomo nella nube
dei suoi capelli; ed ulul sul flutto 50
sterile, dove non l udia nessuno:
Non esser mai! non esser mai! pi nulla
ma meno morte, che non esser pi!
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IL POETA DEGLI ILOTI
i
il giorno
Figlio di Dio, molto giocondo in cuore
prendesti terra in Aulide pietrosa!
Tornavi tu dal suolo degli Abanti
ricco di vigne, dalla popolata
di belle donne Calcide; n prima 5
d allora avevi traversato il mare.
Ma il largo mare traversasti allora;
ch il re, pi re degli uomini mortali,
era l morto, ed una gara indetta
e di lotte e di corse era, e di canto. 10
E tu nel canto ogni cantor vincesti,
anche il vecchio di Chio cieco e divino,
col tuo ben congegnato inno di guerra.
Ed ora sceso dalla nera nave
movevi ad Ascra, assai giocondo in cuore; 15
ch per la via ti camminava a paro
un curvo schiavo, che reggea sul dorso
il premio illustre: un tripode di bronzo.
Ch l orecchiuto tripode di bronzo
gravava in prima al buon Ascreo le spalle; 20
e prima l una, e l altra poi; ch grave
era, di bronzo; e poi l avea, per l anse,
sospeso al ramo ch era suo, d alloro;
e lo portava: ma venuto a un grande
platano, donde chiara acqua sgorgava, 25
sost, gi stanco. Ed era quello il fonte
dove il segno gli Achei videro, d otto
passeri implumi, e nove con la madre.
E di passeri il platano sul fonte
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