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na di lei. Dove si puote intendere che l uomo non dee
essere presuntuoso a lodare altrui, non ponendo bene
prima mente s elli è piacere de la persona laudata; per
che molte volte credendosi [a] alcuno dar loda, si dà
biasimo, o per difetto de lo dicitore o per difetto di
quello che ode. 10. Onde molta discrezione in ciò avere
si conviene; la qual discrezione è quasi uno domandare
licenzia, per lo modo ch io dico che domandi questa
canzone. E così termina tutta la litterale sentenza di que-
sto trattato; per che l ordine de l opera domanda a l alle-
gorica esposizione omai, seguendo la veritade, procede-
re.
CAPITOLO XI
1. Sì come l ordine vuole ancora dal principio ritor-
nando, dico che questa donna è quella donna de lo ntel-
letto che Filosofia si chiama. Ma però che naturalmente
le lode danno desiderio di conoscere la persona laudata;
e conoscere la cosa sia sapere quello che ella è, in sé con-
siderata e per tutte le sue cose, sì come dice lo Filosofo
nel principio de la Fisica; e ciò non dimostri lo nome,
avvegna che ciò significhi, sì come dice nel quarto de la
Metafisica (dove si dice che la diffinizione è quella ra-
gione che l nome significa), conviensi qui, prima che
più oltre si proceda per le sue laude mostrare, dire che è
questo che si chiama Filosofia, cioè quello che questo
nome significa. 2. E poi dimostrata essa, più efficace-
mente si tratterà la presente allegoria. E prima dirò chi
questo nome prima diede; poi procederò a la sua signifi-
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Dante Alighieri - Convivio
canza. 3. Dico adunque che anticamente in Italia, quasi
dal principio de la costituzione di Roma che fu [set-
te]cento cinquanta anni [innanzi], poco dal più al meno,
che l Salvatore venisse, secondo che scrive Paulo Oro-
sio ,nel tempo quasi che Numa Pompilio, secondo re
de li Romani, vivea uno filosofo nobilissimo, che si
chiamò Pittagora. E che ello fosse in quel tempo, pare
che ne tocchi alcuna cosa Tito Livio ne la prima parte
del suo volume incidentemente. 4. E dinanzi da costui
erano chiamati li seguitatori di scienza non filosofi ma
sapienti, sì come furono quelli sette savi antichissimi,
che la gente ancora nomina per fama: lo primo de li qua-
li ebbe nome Solon, lo secondo Chilon, lo terzo Perian-
dro, lo quarto Cleobulo, lo quinto Lindio, lo sesto Bian-
te, e lo settimo Prieneo. 5. Questo Pittagora, domandato
se egli si riputava sapiente, negò a sé questo vocabulo e
disse sé essere non sapiente, ma amatore di sapienza. E
quinci nacque poi, ciascuno studioso in sapienza che
fosse «amatore di sapienza» chiamato, cioè «filosofo»;
ché tanto vale in greco «philos» com è a dire «amore» in
latino, e quindi dicemo noi: «philos» quasi amore, e
«soph[os»] quasi sapien[te]. Per che vedere si può che
questi due vocabuli fanno questo nome di «filosofo» che
tanto vale a dire quanto «amatore di sapienza»: per che
notare si puote che non d arroganza, ma d umilitade è
vocabulo. 6. Da questo nasce lo vocabulo del suo pro-
prio atto, Filosofia, sì come de lo amico nasce lo vocabu-
lo del suo proprio atto, cioè Amicizia. Onde si può ve-
dere, considerando la significanza del primo e del
secondo vocabulo, che Filosofia non è altro che ami-
stanza a sapienza, o vero a sapere; onde in alcuno modo
si può dicere catuno filosofo, secondo lo naturale amore
che in ciascuno genera lo desiderio di sapere. 7. Ma
però che l essenziali passioni sono comuni a tutti, non si
ragiona di quelle per vocabulo distinguente alcuno par-
ticipante quella essenza; onde non diciamo Gianni ami-
Letteratura italiana Einaudi 108
Dante Alighieri - Convivio
co di Martino, intendendo solamente la naturale amista-
de significare per la quale tutti a tutti semo amici, ma
l amistà sopra la naturale generata, che è propria e di-
stinta in singulari persone. Così non si dice filosofo alcu-
no per lo comune amore [al sapere]. 8. Ne la ntenzione
d Aristotile, ne l ottavo de l Etica, quelli si dice amico la
cui amistà non è celata a la persona amata e a cui la per-
sona amata è anche amica, sì che la benivolenza sia da
ogni parte: e questo conviene essere o per utilitade, o
per diletto, o per onestade. E così, acciò che sia filosofo,
conviene essere l amore a la sapienza, che fa l una de le
parti benivolente; conviene essere lo studio e la sollicitu-
dine, che fa l altra parte anche benivolente: sì che fami-
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