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Letteratura italiana Einaudi
Aleardo Aleardi - Canti scelti
I bollori del sangue, e mi süade
Una virtù che dal gioir rifugge?
Onde avvien mai, che ai termini sdegnoso
Assegnati al mortal, come se avessi
Il sentimento di chi fu bandito,
Rompo il confine col pensiero, e volo
D un avvenir sui campi interminati?
E molto più del minacciato Inferno
M è terribile il nulla? E qui si giura
Noi moribondi eternità d amore,
E d odio eternità noi moribondi?
Se non fosse così, perchè talora
Fin nelle braccia de la donna mia
Quel subitano fastidir la vita?
Dimmi, Maria, perchè nell abbondante
Primavera degli anni, allor che ignota
Senti agitarti una virtude quasi
Creatrice di mondi, all improvviso
Stanca una voglia di morir ti vince?
E nel vol de le danze, e fra i doppieri
Multiplicati a lustro de le mense,
Muta la noia al fianco tuo s asside,
Non atteso conviva, a dolorarti?
Perchè raccolto del giullare il teschio
Gittato via dai lepidi becchini,
Quel curïoso dimandar d Amleto
La celia antica al dissepolto amico?
Onde sì forte maestà deriva
Dai quattro palmi d un arèola nuda
Ove posa un estinto? E chi primiero
Di benevoli Mani à popolato
Le chiese consuete; e via pei campi
Al tenue filo de le nuove lune
Sognò crucciosi Lèmuri? Chi mai
Nutri nel core ai non ingrati figli
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Letteratura italiana Einaudi
Aleardo Aleardi - Canti scelti
La reverente carità ch espía
Dei sepolti le mende? E su le tombe
Così gentil malinconia profuse,
Che, miste ai sicomori, ogni cittade
In Orïente se ne fa cintura;
Quasi gli estinti con perenne e pia
Zona d amor, di verde e di profumo
Abbracciassero i vivi?
O mia sorella,
Sali quel colle, e giù, per la valletta
Mira là quell erboso ultimo lembo
Chiuso da bianco muricciuolo, dove
Una selvetta pullula di croci:
Quello è il nobile campo, ove ànno i padri
De la villa riposo. Essi, Maria,
Poco àn goduto, ànno patito molto
Per i figli e le mandrie, e per le gemme
Dal vigneto promesse. Essi nel tempo
Del mietitore benedisser Dio
De le biche raccolte, e se dai tetti
Lagrimava la neve, essi cantando
Reddían col fascio di roveti a spalle
All allegría dei focolar loquace.
Poscìa nei giorni di riposo, al tempio
In famiglia traean vestiti a festa
A cantare al Signor le lor preghiere.
E alcun vi fu che ne la ingenua vita
Uniforme non seppe altro del mondo
Che quel campo, quel monte, e quella chiesa,
Ora taciti là posano, come
Se non fossero nati.
Ed ivi forse
Dorme un occulto Pindaro senz arpa:
Un Ildebrando, cui mancò la stola
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Letteratura italiana Einaudi
Aleardo Aleardi - Canti scelti
Venerabile e i tempi: un novo forse
Napoleon, che non sortía la spada,
Ma l animo sortiva ai favolosi
Combattimenti, e a quella anco maggiore
Lotta che nei crudeli anni del bando,
Solo, in cospetto de la terra, e nudo
Combattè nell ìnfame isola e vinse.
Essi, quasi incompiute opre passâro,
Simile a donna sterile. ed arcani
Fino a sè stessi; e non vorrai, Maria,
Che trovino lassuso il compimento?
Oh ! sì, l avranno. E tu lo rivelavi,
Divo d Atene moribondo: e allora
Gìà non falliva il famigliar tuo genio,
Che due volte immortal ti predicea.
Calava il sole un vespero d autunno
Remotissimo a noi: le inseminate
Cime all Imeto si tingean di rosa;
Con le ghirlande del ritorno in poppa
Un naviglio le azzurre onde spartía
Salutando il Pirèo; giocondi.gruppì
Di verginelle ripetean sul lido
Inni de la immortale poveretta
Che la Leucade saltò; quando un acuto
Grido s intese correre le vie:
« Socrate è morto »!
E forse, Attica bella,
Quella cicuta fu  1 maggior peccato
Che ne la immonda servitù scontasti!
E forse dopo un lungo ordin di turpi
Secoli di dolor, senza saperlo,
Col nobil sangue il martire Bozzari
Di quel tradito ti lavò la macchia!
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Aleardo Aleardi - Canti scelti
Socrate è morto! Ma a la stirpe d Eva
la più superba eredità lasciava
In questo ver: che l anima non muore.
O sapïente che svelasti a noi
Un perpetuo avvenir, forse bramato
Con la virtù del sentimento avresti
Più che Dio non creò? Che questa dolce
Securità di riveder mia madre
Fosse un amara irrisïon dei cielo?...
Oh no, no, madre mia! veracemente
Ci rivedremo, e ancor m arriderai
Col tuo languido e nero occhio d amore;
Ti narrerò di quella nostra e cara
Verginella che fu mia dolce cura
E come intatto e chiuso orto guardai.
Tu che facevi col saper del ciglio
Mansüete le nostre ire fanciulle,
Novamente accôrrai questo sdegnoso
Che partorivi con fatica tanta,
O troppo presto o troppo tardi, in mezzo
A le viltadi d una fiacca stirpe.
Te che il fango di qui nella secura
Semplicità dell anima sfioravi,
Vedrò, raccolta la persona bella,
Fra  1 nimbo dei beati, e tuttavia
Volonterosa del figliale amplesso.
Oh sì, ti rivedrò! Già su le piume
Dell estro infaticabile precorro
Al mesto fine de le mie giornate,
E mi par di morir. Già sul mio petto,
Esercitato da sì lunghe croci,
L ultima croce sta. Niuno di tanti
Che su la terra amò, l estinte
Vela pupille al povero poeta.
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Aleardo Aleardi - Canti scelti
Sento una gente, che non vidi mai,
Gemere un vecchio salmo; e in faccia al verde
Margo del suburbano Adige mio
Calarmi ne la fossa: odo fra i sassi
Il badile sonar del taciturno
Seppellitore, che mi versa in capo
L ultima gleba, e mi rimango in una
Solitudine buia abbandonato.
Quand ecco un Forte splendido che arriva
E mi contende al Re de le tenèbre,
E lotta, e vince, e da la oscena tomba
Mi vuol redento. Un aleggiar di brezza
Paradisiaca mi blandisce il volto
Con frescure olezzanti: e pei sereni,
Traversati da spiriti e da stelle,
Ascender veggo sull opposto lembo
L alba che ne impromise il Nazzareno.
Attonito mi levo. e da le chiome
Scuoto la morte: e sovra il gelid orlo
Del sepolcro chinata un apparenza
D immortal gioventù mi si presenta,
E non sente di terra il suo saluto...
Oh! la ravviso. Ella è mia Madre. Ed ecco
Ali raccoglie nel suo manto odoroso
Dei profumi del cielo; e come augello
Di paradiso che a la prole insegni
Il remigar de le inesperte piume,
La mi trae per le vie dei firmamenti.
Ne la fidanza del materno seno
Lieve lieve mi sento all indefesso
Rapidissimo volo; e via trapasso
Saëttando pei limpidi zaffiri.
Omai s ìo miro a la superba e frale
Vanità de la terra, altro non odo
Che il confuso fiottar dell oceàno
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Aleardo Aleardi - Canti scelti
Ne le sponde custodi; altro non vedo
Che uno di monti, di deserti e d acque
Vertiginoso rotëar sui poli.
Ed Ella intanto la fedel parente
Sazïando con semplici parole
Quel desío di saper che m innamora,
Il crëato mi svela, e la diversa
Indole de le stelle, e ad uno ad uno
Mi spiega i cieli come cosa sua;
Qual visitando le fragranti aiuole
Del tepido verziere, una cortese
Giardiniera ti narra i tulipani
E le camelie che le edùca il sole.
E senza posa il terso etere solco
Con la dolce compagna. E già comprendo
Perchè tanta di luce onda si versi
Su le altissime corna a le montagne
Nel bel mondo di Venere. Più lunge
Paghe contemplo d una danza istessa
Pei domestici azzurri ire concordi
La tenue Vesta con le sue sorelle;
Figlie di madre fulminata un tempo,
Solo cognito a Dio. Veggo nell ampio
Giove al confine de le curve lande
Il giorno tramontar velocemente,
E quattro lune illuminar le fredde
Rapidissime notti, e quattro lune
Specchiarsi a l onda de le sue marine. [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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